
Emergenza bambini a Gaza: l’incubo continua

Emergenza bambini a Gaza: l’incubo continua
Nonostante il cessate il fuoco, per i bambini che si trovano nella Striscia di Gaza l’incubo sembra non avere fine. Sono infatti moltissimi i minori che, insieme alle loro famiglie, lottano per rimanere in vita senza cibo, acqua ed elettricità.
Ma soprattutto, a essere preoccupante, è la mancanza di cure mediche adeguate: almeno 2.500 bambini sono a imminente rischio di morte, dopo le gravi ferite e danni fisici riportati a seguito degli attacchi israeliani dell’ultimo anno, come riporta Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite.
Per loro, l’unica speranza sarebbe l’evacuazione immediata per poter poi ricevere le cure mediche di cui necessitano; purtroppo, però, non è così semplice come sembra, a causa delle restrizioni di sicurezza che impediscono ai bambini di viaggiare con più di un accompagnatore, mettendo in difficoltà moltissime famiglie in cui i minori in difficoltà sono tanti, senza però altrettanti accompagnatori a disposizione.
E purtroppo, a essere ad altissimo rischio non sono solo i bambini feriti o mutilati, ma anche quelli non ancora nati: sono migliaia le donne in attesa di partorire senza alcuna assistenza sanitaria. Alla lista delle precarietà si aggiungono inoltre i pochi ospedali rimasti funzionanti, che sono però sovraccarichi e privi di elementi essenziali, come l’elettricità, mettendo a repentaglio la vita di moltissimi neonati prematuri e bambini gravemente malati, che necessitano di cure speciali.
Ma a Gaza i bambini non soffrono solo la fame o la mancanza di assistenza medica. I minori palestinesi sono anche gli unici al mondo a subire processi nelle corti militari, con la più comune accusa di “lancio di pietre”, la cui massima sentenza è di 20 anni di prigione. Ovviamente, a questi arresti si aggiungono le aggressioni fisiche, tra cui ossa rotte, ferite da armi da fuoco e abusi sessuali, che includono il toccamento o i colpi nei genitali.
I (troppo) pochi bambini che vengono poi rilasciati riportano numerosi sintomi, non solo fisici, ma anche psicologici, severamente debilitanti, come insonnia, frequenti mal di testa, incubi ricorrenti ed enormi difficoltà a tornare a condurre una vita “normale”.
La Striscia di Gaza, nonostante l’attuale tregua, rimane una prigione a cielo aperto, in cui migliaia di bambini e bambine continuano a soffrire e a morire, schiavi di una violenza che nessun infante, né essere umano, dovrebbe mai conoscere e provare sulla propria pelle. La priorità è quindi favorire al più presto l’evacuazione e le cure (fisiche e mentali) di tutti i bambini e le bambine vittime del genocidio da parte di Israele, per provare ad assicurare loro un futuro migliore del loro attuale presente. Tutto questo può diventare una possibilità solo quando cesserà l’illegittima occupazione che, da 76 anni, continua a causare morte, devastazione e sterminio del popolo palestinese, che sopporta e lotta con forza e resilienza.